Che cos’è il ROI, come funziona e come calcolarlo

Il ROI, acronimo di Return on Investment, rappresenta una delle metriche più importanti e diffuse nel mondo economico, finanziario e del marketing, poiché offre un indicatore diretto e sintetico della redditività di un investimento. Letteralmente tradotto come “ritorno sull’investimento”, il ROI calcola in che misura un’azione o una spesa generano profitto rispetto al capitale inizialmente impiegato. In particolare, consente di comprendere quanto guadagno netto viene prodotto per ogni euro speso. Questa caratteristica rende il ROI una vera e propria bussola strategica. Si tratta di un valore utile non solo per valutare retrospettivamente le performance di un progetto o di una campagna, ma anche per guidare le decisioni future, confrontare diverse opzioni di investimento e stabilire le priorità aziendali.

Il calcolo del ROI è basato su una formula semplice, lineare e intuitiva. Si prende il guadagno netto, che corrisponde ai ricavi generati dall’investimento meno i costi sostenuti, e lo si divide per l’investimento iniziale. Il risultato viene poi moltiplicato per cento, ottenendo così un valore percentuale che indica il ritorno ottenuto. Per esempio, se si investono mille euro in una campagna pubblicitaria e si ottengono 1.800 euro di incasso, il guadagno netto sarà di ottocento euro. Applicando la formula, il ROI sarà pari a (800 / 1.000) × 100 = 80%. Questo significa che per ogni euro speso, l’impresa ha guadagnato 1,80 euro, ottenendo quindi un ritorno percentuale dell’80%.

La grande forza del ROI sta nella sua trasversalità. Può essere applicato a contesti molto diversi tra loro, dalla campagna pubblicitaria digitale, a un progetto di formazione per dipendenti, all’acquisto di nuovi macchinari, fino allo sviluppo di un’applicazione o al lancio di un nuovo prodotto. Nel marketing, ad esempio, il ROI consente di confrontare l’efficacia di diversi canali promozionali come Google Ads, Facebook Ads, email marketing e altro, valutando quali di questi generano un ritorno effettivo e quali, invece, assorbono risorse senza produrre risultati concreti. Nel mondo dell’e-Commerce, il ROI rappresenta una metrica fondamentale per valutare l’efficacia di ogni azione mirata alla vendita: dal restyling del sito web alla collaborazione con influencer, dalla spedizione gratuita a campagne di retargeting (o anche detto remarketing) mirate.

Oltre alla sua ampia applicabilità, un altro punto di forza del ROI è la sua semplicità di calcolo e interpretazione. Essendo espresso in forma percentuale, risulta immediatamente leggibile e comprensibile anche per chi non possiede competenze economiche avanzate. Questo indicatore permette, inoltre, di effettuare confronti tra progetti molto diversi tra loro, anche in termini di scala e settore, offrendo un’unità di misura universale della redditività.

Tuttavia, dietro questa apparente semplicità si celano alcuni limiti strutturali importanti, che è fondamentale conoscere per evitare interpretazioni errate o fuorvianti. Vediamo insieme quali.

  • Il primo limite rilevante riguarda l’assenza del fattore tempo nel calcolo del ROI. Un ritorno del 100% ottenuto in un mese ha un valore completamente diverso rispetto a un ritorno dello stesso valore ottenuto in due anni. La formula classica del ROI non considera in alcun modo la durata dell’investimento, il che può portare a sopravvalutare la convenienza di progetti che, seppur redditizi, hanno un ciclo molto lungo. Per ovviare a questo limite, è consigliabile affiancare al ROI altre metriche finanziarie che tengano conto del tempo, come il Valore Attuale Netto (Net Present Value – NPV), che sconta i flussi di cassa futuri al valore presente, oppure il Tasso Interno di Rendimento (Internal Rate of Return – IRR), che fornisce una misura percentuale della redditività tenendo conto anche del periodo necessario per ottenere i ritorni
  • Un altro limite significativo del ROI riguarda la mancata considerazione del rischio associato all’investimento. Due iniziative possono produrre lo stesso ROI, ma avere livelli di rischio molto diversi: ad esempio, un progetto ad alta volatilità e un altro più stabile potrebbero apparire ugualmente convenienti se analizzati solo in base al ROI, mentre in realtà presentano profili di rischio opposti. Il ROI non fornisce alcuna informazione sulle caratteristiche qualitative o probabilistiche dell’investimento. Proprio per questo motivo non dovrebbe mai essere utilizzato in modo isolato per decisioni importanti
  • Il modo in cui si definiscono ricavi e costi per calcolare il ROI è estremamente flessibile, e questo può aprire la porta a manipolazioni o errori di valutazione. È, infatti, facile ottenere ROI gonfiati o distorti includendo, o escludendo, alcune voci di costo o di ricavo. Per esempio, trascurare i costi indiretti, come il tempo del personale, l’usura dei macchinari o il supporto tecnico, può far apparire un’iniziativa più redditizia di quanto sia realmente. Infine, il ROI tende a ignorare i benefici intangibili o difficilmente monetizzabili, come il miglioramento dell’immagine del brand, l’aumento della notorietà, il posizionamento strategico o la costruzione di relazioni durature con clienti e partner. Questi aspetti sono spesso fondamentali per il successo a lungo termine di un’azienda, ma risultano difficili da quantificare con una semplice percentuale
  • Infine, nel contesto del marketing digitale, il ROI è spesso confuso con un altro indicatore molto utilizzato: il ROAS, o Return on Ad Spend. Pur essendo simili nella forma, i due indicatori hanno scopi e interpretazioni differenti. Il ROAS misura il rapporto tra i ricavi generati da una specifica campagna pubblicitaria e l’ammontare speso in quella stessa campagna. Ad esempio, se con un budget pubblicitario di mille euro si ottengono cinquemila euro in vendite, il ROAS sarà pari a cinque, cioè ogni euro speso ne ha prodotti cinque di entrate. Tuttavia, il ROAS non considera i costi di produzione, logistica o gestione, e quindi non restituisce un quadro completo della redditività effettiva. È qui che entra in gioco il ROI che, invece, considera il margine reale e permette di capire se la campagna ha generato profitto effettivo

Per migliorare il ROI di un’attività o di un progetto, è possibile agire su due leve fondamentali: aumentare i guadagni o ridurre i costi. Incrementare i ricavi significa lavorare su vari aspetti, come migliorare il tasso di conversione, aumentare lo scontrino medio, fidelizzare i clienti per generare acquisti ripetuti oppure espandere efficacemente il pubblico target. Ridurre i costi, invece, può avvenire attraverso l’ottimizzazione del budget, la riduzione degli sprechi, l’eliminazione di canali poco performanti o l’adozione di soluzioni tecnologiche in grado di automatizzare attività a basso valore aggiunto. In questo contesto, la sperimentazione gioca un ruolo cruciale: il testing continuo, attraverso A/B test su landing page, email, annunci o strategie di prezzo, consente di identificare le varianti più efficaci e di orientare le risorse dove producono il miglior ritorno.

La personalizzazione delle campagne è un altro fattore che contribuisce significativamente ad aumentare il ROI. Una comunicazione costruita su misura per il target, basata su dati comportamentali, demografici o di acquisto, ha maggiori probabilità di coinvolgere il potenziale cliente e condurlo alla conversione. Parallelamente, lavorare sulla fidelizzazione può produrre un impatto rilevante. Acquisire un nuovo cliente costa molto di più rispetto al mantenimento di uno esistente ed è per questo motivo che investire in customer care, programmi fedeltà, contenuti di valore e strategie di post-vendita rappresenta una strategia intelligente per aumentare il ROI nel lungo termine, incrementando il cosiddetto Customer Lifetime Value (LTV), il valore complessivo che un cliente genera nel corso della sua relazione con l’azienda.

Per avere una visione più completa e realistica del ritorno sugli investimenti, è importante affiancare al ROI altri indicatori chiave. Tra questi, il Customer Acquisition Cost (CAC) misura quanto costa acquisire un nuovo cliente, mentre il rapporto CLV/CAC confronta il valore generato dal cliente nel tempo rispetto al costo sostenuto per acquisirlo. Altre metriche utili sono il Cost per Acquisition (CPA), che si focalizza sul costo per ottenere una singola conversione, e il punto di pareggio (break-even point), che indica il momento in cui i ricavi iniziano a superare i costi. L’uso combinato di questi KPI permette di costruire un quadro più solido e strategico delle performance aziendali.

Un aspetto cruciale per migliorare il ROI è la qualità della raccolta e dell’analisi dei dati. Senza dati affidabili, ogni valutazione rischia di essere parziale o imprecisa. Per questo motivo, è fondamentale dotarsi di strumenti di tracciamento e analisi adeguati, come Google Analytics 4, CRM evoluti, dashboard di Business Intelligence, piattaforme di marketing automation e software di session recording. Solo grazie a questi strumenti è possibile identificare pattern di comportamento, abbandoni nel funnel di vendita, punti critici da ottimizzare e opportunità latenti da sviluppare, consentendo, in questo modo, decisioni più consapevoli e orientate ai risultati.

Un aspetto da approfondire riguarda le differenze tra il ROI operativo e quello finanziario. Il ROI operativo si concentra sulla redditività delle operazioni aziendali, analizzando come le attività di core business generano profitti rispetto agli investimenti effettuati. È uno strumento molto utile per migliorare l’efficienza gestionale e operativa dell’impresa. Il ROI finanziario, invece, è più ampio e considera anche gli aspetti legati alla struttura finanziaria dell’azienda, come il costo del capitale, la leva finanziaria e gli oneri finanziari. Questo tipo di ROI è fondamentale per valutare la convenienza di investimenti dal punto di vista degli azionisti o degli investitori esterni.

Dal punto di vista settoriale, il ROI assume connotazioni specifiche. Nel marketing digitale, ad esempio, è centrale per ottimizzare le campagne pubblicitarie e migliorare le strategie di acquisizione clienti. Nel settore del Real Estate, il ROI viene utilizzato per valutare la redditività degli investimenti immobiliari, considerando aspetti come l’apprezzamento del valore, i flussi di cassa generati dagli affitti e i costi di manutenzione. Per le PMI, il ROI rappresenta uno strumento chiave per bilanciare le risorse limitate e massimizzare l’efficacia degli investimenti, consentendo di allocare budget in modo strategico e sostenibile.

Ma quali sono i casi di studio reali o ipotetici che possono illustrare efficacemente l’impatto del ROI nella valutazione strategica a lungo termine? Vediamo qualche esempio:

  • Un’azienda che investe in tecnologia per migliorare l’automazione della produzione potrebbe ottenere un ROI inizialmente basso, a causa degli alti costi di implementazione, ma con benefici crescenti negli anni successivi, grazie alla riduzione dei costi operativi e all’aumento della qualità del prodotto
  • Una startup che utilizza campagne digitali mirate per acquisire rapidamente clienti, monitorando costantemente il ROI per aggiustare le strategie e massimizzare la crescita sostenibile

Infine, è importante evidenziare la connessione tra ROI e sostenibilità. Sempre più aziende integrano criteri di sostenibilità nelle loro valutazioni di investimento, includendo non solo gli aspetti economici, ma anche quelli ambientali e sociali. In questo contesto, il ROI tradizionale può essere ampliato per includere il valore generato in termini di impatto positivo sull’ambiente, sulla comunità e sulla reputazione aziendale. Questo approccio favorisce investimenti che non sono solo redditizi, ma anche responsabili, promuovendo uno sviluppo equilibrato e duraturo.

Il Return on Investment, dunque, è molto più di una semplice formula matematica: è un indicatore strategico, uno strumento decisionale e un parametro fondamentale per valutare l’efficienza di qualsiasi attività economica. Tuttavia, per trarne vantaggio reale è necessario conoscerne i limiti, affiancarlo a metriche complementari, adottare un approccio analitico e integrarlo in una visione strategica più ampia. Che si tratti di lanciare un nuovo prodotto, investire in pubblicità, migliorare l’esperienza utente o valutare un partner commerciale, saper calcolare, analizzare e migliorare il ROI rappresenta una competenza chiave per costruire un business solido, sostenibile e orientato ai risultati concreti.

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